Per un Seno migliore: nuovi traguardi in Chirurgia Plastica
Anche in tempo di crisi, non diminuisce la richiesta di interventi ritenuti essenziali per la propria immagine e, di conseguenza, per condurre una soddisfacente vita di relazione
La crisi economica che stiamo attraversando dovrebbe aver inferto un duro colpo alla chirurgia estetica in quanto chirurgia “facoltativa” e quindi sicuramente secondaria nella scala dei bisogni umani. Questo è vero, ma solo in parte. Secondo il Prof. Vito Contreas, noto chirurgo plastico della Capitale, “è vero che gli interventi sono diminuiti e soprattutto è aumentata la ricerca di facilitazioni di pagamento, ma non è diminuita la richiesta per quegli interventi meno facoltativi, che portano alla soluzione di problemi esistenziali, a forte impatto psicologico e sociale. C’è meno richiesta di ringiovanimento chirurgico, ma rimane piuttosto costante la ricerca di un’ immagine corporea più adeguata ad un valido inserimento sociale e ad un migliorato rapporto di coppia”.
Gli interventi chirurgici più frequenti
Fra gli interventi che “sopravvivono” alla crisi, ricordiamo la chirurgia del seno e dell’addome, come pure la chirurgia dei forti dimagrimenti e la liposcultura. Ad essi vanno poi aggiunti gli interventi chirurgici di revisione, un capitolo sempre più ampio nel settore della chirurgia della mammella. “Ormai – aggiunge il Prof. Contreas – sono molte le donne che hanno messo una protesi di seno da oltre dieci anni e che in questo frattempo hanno avuto complicanze locali, ovvero gravidanze, variazioni importanti di peso, lo stesso invecchiamento dei tessuti: tutti eventi che possono
modificare l’aspetto di un seno protesizzato. Tutte queste donne sono candidate a ripristinare un aspetto gradevole e naturale del seno attraverso un intervento correttivo.”
Controindicazioni chirurgiche e soluzioni per evitarle
Il problema non è dato dalla durata delle protesi, che di per sé hanno vita lunghissima ma, piuttosto, dal rapporto tra protesi ed organismo ospite, che nel tempo può deteriorarsi portando alla necessità di una correzione o di un rinnovamento. Fra le complicanze che più frequentemente impongono una chirurgia correttiva ricordiamo: la capsulite retraente, una sorta di rigetto che interessa il 15-20 % delle protesi impiantate, ovvero la rotazione della protesi, o ancora quelle antiestetiche deformazioni che si manifestano quando la donna contrae il muscolo pettorale. Per ovviare a questo tipo di complicanze il Prof. Contreas ha messo in atto valide soluzioni preventive, come l’uso di protesi rivestite di schiuma di poliuretano, che sono associate ad una bassissima percentuale di capsulite (solo l’1%) e che non ruotano, ed inoltre una particolare plastica del muscolo pettorale, che impedisce le vistose deformazioni del seno quando questo muscolo viene contratto.
La nuova frontiera del Lipofilling
Fra le ultime frontiere della chirurgia plastica del seno, vi è, inoltre, una nuova tecnica che consente di realizzare la mastoplastica con tessuto adiposo prelevato dallo stesso soggetto. “L’autotrapianto adiposo (lipofilling) – spiega ancora il Prof. Contreas – non è soltanto una realtà clinica, ma ormai una vera e propria routine terapeutica. I primi tentativi furono fatti già verso la fine dell’800, ma solo verso la fine degli anni ‘80 è stata messa a punto una tecnica capace di dare risultati più costanti ed affidabili. Oggi ne sappiamo molto di più che in passato, perché conosciamo il contenuto in cellule staminali del tessuto adiposo e la loro capacità di differenziarsi in strutture vascolari e quindi di portare ossigeno e vita nei tessuti ove vengono impiantate. Il campo d’azione dell’autotrapianto di grasso è pertanto estremamente vasto: dal ripristino volumetrico al recupero trofico, dall’aumento di seno o di gluteo alla cura dell’ulcera diabetica, dal ringiovanimento facciale al trattamento delle ferite complesse.”
Resta il fatto che, nel caso della mammella, non è così facile soppiantare le classiche protesi con il tessuto adiposo: questo, infatti, viene in buona parte riassorbito, per cui diventa necessario eseguire più sessioni per raggiungere risultati importanti e si deve poter contare sulla presenza di discreti accumuli adiposi (fattore che rende la tecnica maggiormente adatta ai piccoli aumenti di volume) . Non è detto tuttavia che questo aspetto rappresenti necessariamente un grosso limite; infatti va considerato che gli interventi multipli si possono effettuare ambulatorialmente in anestesia locale e che poi, aumentando il seno col tessuto adiposo, la paziente riesce contemporaneamente a rimodellare i fianchi, le cosce o i glutei.
Il lipofilling resta comunque una tecnica efficace non soltanto nell’aumento del seno propriamente detto, ma anche e soprattutto nei rimodellamenti che possono migliorare un risultato protesico, una malformazione congenita, ovvero gli esiti inestetici di una chirurgia oncologica. “In definitiva – conclude il Prof. Contreas – il trapianto adiposo gioca un ruolo primario a vantaggio di un risultato più completo ed in ogni condizione: non in alternativa alla protesi, ma assieme alla protesi per un seno migliore.”