Seno Tuberoso
Per seno tuberoso (Tuberous Breast) s’intende una particolare alterazione della forma della mammella, legata ad un’anomalia del suo processo evolutivo. In particolare, il seno tuberoso è caratterizzato da un’insufficienza dello sviluppo del polo inferiore della mammella e da un’erniazione della componente ghiandolare nel contesto dell’areola.
Generalmente bilaterale, sebbene non interessi mai entrambe le mammelle nella stessa misura, il seno tuberoso risulta
frequentemente associato ad un’ anisomastia (mammelle diverse) più o meno marcata, che interessa sia il volume che la forma delle mammelle. Queste si presentano a base piuttosto stretta (per una mancata discesa del solco sottomammario) e quindi facilmente di forma cilindroide (tubulare) piuttosto che conica.
Il seno tuberoso è rivolto verso il basso per l’assenza di un adeguato sostegno inferiore e per uno sviluppo relativamente preponderante del polo superiore. Quest’aspetto, per l’appunto “tuberoide” risulta ancora più evidente per l’erniazione della ghiandola all’interno dell’areola.
PREOPERATORIO / Seno Tuberoso
E’ consigliabile intervenire a completamento dello sviluppo delle ghiandole mammarie, ma a volte, per ovviare a situazioni psicologicamente insostenibili, si opera anche in età adolescenziale.
INTERVENTO DEL SENO TUBEROSO
L’intervento del seno tuberoso ha l’obiettivo primario di rimodellare l’architettura mammaria nel tentativo di ricostruire un polo inferiore (generalmente minimo o inesistente) a spese del polo superiore. Spesso, per la concomitante differenza di volume fra i due seni, si è costretti ad usare protesi di volume diverso e la correzione dell’erniazione ghiandolare nell’areola può richiedere l’impiego di tecniche specifiche da adeguare al singolo caso.
La dismorfia più difficile da correggere è data dal solco inframammario, che determina un “colletto” alto e stretto, difficilmente emendabile ad onta delle manovre chirurgiche e della spinta meccanica fornita dalle protesi impiantate. Le protesi, tuttavia, favoriscono l’espansione ed un rimodellamento spontaneo che, nel tempo, riesce a dare buoni risultati, al punto da favorire correzioni ancora più gratificanti in occasione di eventuale secondo intervento.
Le prerogative di applicazione sempre più vaste del trapianto adiposo e l’eventuale applicazione di espansori esterni hanno sicuramente migliorato le capacità terapeutiche in questo particolare settore, aprendo la strada ad obiettivi sicuramente
inusitati per la chirurgia degli anni appena trascorsi.
DURATA DELL’INTERVENTO
L’intervento chirurgico del seno tuberoso può avere una durata salle 2 alle 3 ore a seconda della complessità del medesimo.
Anestesia
L’intervento del seno tuberoso generalmente viene eseguito in anestesia locale associata a sedazione, sebbene, nei casi più complessi, possa essere più indicata l’anestesia generale in Regime Ambulatoriale, ovvero in ricovero con un minimo di degenza post-operatoria (1 notte).
Postoperatorio
E’ previsto qualche giorno di disagio dovuto alla dolenzia ed alla limitazione funzionale favorite dall’ impianto profondo delle protesi (sottopettorale). I due drenaggi (uno per lato) vengono rimossi generalmente alla 5° giornata postoperatoria e le suture al 12°.
Complicanze possibili
Complicanze immediate: ematoma ed infezione (come per qualsiasi intervento chirurgico ed in generale abbastanza rari).
Complicanze a distanza:
- contrazione della capsula che avvolge la protesi, con indurimento o addirittura deformazione del profilo mammario;
- dislocamento della protesi, quando l’ampiezza eccessiva della tasca e/o la presenza di liquido favoriscono la rotazione della protesi.
Rimedi:
- l’ ematoma, se modesto, può essere fatto riassorbire spontaneamente, altrimenti va aspirato;
- l’infezione (veramente rara) prevede la terapia antibiotica ed “in estremis”, la rimozione della protesi.
La contrazione capsulare non viene trattata se di grado lieve, altrimenti prevede un intervento di “capsulotomia o capsulectomia” (incisione o rimozione dell’ involucro fibroso che costringe la protesi), che può essere eseguito anche in anestesia locale ed in ogni caso ambulatoriamente.
Si tratta di una complicanza frequente a verificarsi con le protesi di uso più comune, ma che nel nostro caso specifico, impiegando protesi rivestite di una schiuma di poliuretano, è sicuramente rara, tant’è che, secondo le più recenti statistiche generali, si verificherebbe nell’1% de totale dei casi operati.
Il dislocamento della protesi è un’altra evenienza che prevede una soluzione abbastanza semplice e generalmente ambulatoriale (capsulectomia con rimodellamento della tasca mammaria), ma che, da quando impieghiamo
routinariamente protesi rivestite di poliuretano, fra le nostre pazienti non si è più verificata.
Stabilità del risultato
Considerando che il primo intervento avviene generalmente in giovane età e che negli anni successivi le due ghiandole mammarie sono sicuramente soggette ad ulteriori variazioni di forma e di volume, è facile ipotizzare che nel corso
della vita si possano determinare le condizioni per un successivo adeguamento.
Costi
Causa la molteplicità dei possibili interventi, i costi possono variare ampiamente. Per saperne di più invia un messaggio tramite il modulo di contatto presente in questa pagina o nella sezione CONTATTI.