L’UTOPIA DELLA PERFEZIONE
Tirare, modellare, scolpire. Gli interventi di chirurgia estetica stanno diventando una pratica di routine. Qual è il compito dello specialista? Ristabilire l’armonia tra corpo e spirito.
Il fascino della bellezza da sempre attira l’uomo che nei secoli si è fatto suo cultore, promotore e interprete. L’ideale del bello pervade la storia umana e di questo troviamo traccia da tempo immemorabile. In alcune antiche raffigurazioni indiane sono osservabili ricostruzioni del naso datate tremila anni avanti Cristo. Eppure per la valenza psico-sociale acquisita negli ultimi anni
dal mito della perfezione fisica, questa disciplina appare estremamente giovane e attuale.
La rilevanza assunta dall’aspetto estetico e il valore “di mercato” acquisito dalla moda del ritocco hanno, nel contempo, facilitato lo sviluppo della ricerca e di nuove tecniche ricostruttive e la diffusione della chirurgia estetica oltre lo storico target femminile e d’elite. Per tutti, oramai, un aspetto gradevole e attraente costituisce un fattore di miglioramento nel rapporto con se stessi e con gli altri. In questa prospettiva la moderna chirurgia plastica risponde a un bisogno allo stesso tempo ancestrale ed emergente. Stime recenti parlano di circa 150mila persone che in Italia, ogni anno, si sottopongono a questo genere di intervento, ma per il paziente diventa quasi una sfida districarsi in questo mondo e nelle relative tecnologie. Quando si parla di chirurgia plastica, si pensa alla chirurgia estetica.
Può chiarire le differenze tra la chirurgia estetica e quella plastica?
La chirurgia plastica è la “grande madre”, ovvero la chirurgia dei tessuti molli, del mantello corporeo che avvolge lo scheletro e gli organi interni. In questo senso è la chirurgia riparativa per eccellenza. La chirurgia estetica è una branca della chirurgia plastica, che si interessa in particolare di trattare quelle alterazioni che compromettono l’aspetto estetico del corpo umano. In poche parole un plastico completo è sicuramente anche chirurgo estetico, mentre un semplice chirurgo estetico potrebbe non essere un buon plastico o potrebbe non esserlo affatto. Ci sono infatti chirurghi che si interessano dell’estetica di alcuni distretti corporei, che non sono chirurghi plastici. Potrebbero anche essere molto bravi nel fare quegli interventi specifici a cui si sono dedicati, ma allora bisognerebbe stare attenti a non chieder loro prestazioni di chirurgia plastica che non fanno parte del loro bagaglio abituale.
Quale dovrebbe essere il ruolo del chirurgo plastico?
Ascoltare una richiesta originata sicuramente da una condizione di disagio e valutarne proprietà, entità e fattibilità alla luce del target
che viene espresso. Eventualmente studiare ed esporre le possibili soluzioni con la migliore descrizione delle conseguenze e delle eventuali complicanze. Affrontare la soluzione con onestà, proprietà, competenza ed umanità.
I campi applicativi si sono allargati dal viso al corpo, si parla di prevenzione unitamente alla terapia. Quali sono le tecniche soft e quali quelle invasive nella chirurgia estetica?
Oggi è possibile ottenere buoni risultati con accessi limitati, quindi piccole ferite per traguardi che un tempo erano associati a cicatrici molto più vistose. Questo però non deve
portarci a generalizzare e soprattutto a disdegnare ottimi interventi solo perché apparentemente troppo “tradizionali”: un buon lifting è sempre un buon lifting e non è stato ancora sostituito completamente dalle procedure cosiddette soft o mini.
Tra gli interventi di chirurgia plastica ed estetica l’intervento al seno risulta quello più richiesto. Quali sono le novità?
Per quanto riguarda l’intervento di mastoplastica aumentativa con mezzo protesico, negli ultimi anni sono stati affinati sia le procedure, come le tecniche di accesso e di posizionamento, che i materiali con l’avvento di protesi più longeve, sicure ed esteticamente più valide. Quindi non credo possano intervenire a breve ulteriori novità. Potrebbero esserci invece cambiamenti di vera e propria filosofia operativa, nel senso che si stanno studiando con migliori prospettive di successo metodiche infiltrative, che al momento si possono avvalere sia di tessuto proprio, grasso autologo, che di materiale sintetico, acido ialuronico.
Com’è cambiato l’atteggiamento dei maschi verso la chirurgia estetica?
Il maschio è sicuramente condizionato dalla crescente prevalenza della donna sia nel mondo familiare che in quello più aperto del lavoro e della comunità sociale e dalla donna cerca di imparare i principi, i metodi e le tecniche di lotta per primeggiare. Questo lo porta inconsciamente ad una ipervalutazione dell’aspetto fisico e pertanto vive maggiormente il disagio per un’immagine che non corrisponda a quei modelli che vengono continuamente proposti dai media. Una delle conseguenze più dirette di tale atteggiamento è il maggiore ricorso alla chirurgia estetica.
Quali sono gli interventi più richiesti dagli uomini?
I ragazzi chiedono di intervenire su orecchie ad ansa o su nasi irregolari. Il giovane è spesso ossessionato dalla calvizie precoce o da un torace ginoide, ginecomastia. L’uomo più maturo è preoccupato per i segni d’età, soprattutto palpebre e viso, e per eventuali stimmate da soprappeso, addome e fianchi.
Che prospettive ci sono per il futuro?
Sotto un profilo tecnico è difficile immaginare mutamenti epocali in un mondo dove sembra che ormai tutto sia stato già inventato e poi bisogna pensare che, in fondo
in fondo, il chirurgo plastrico è il sarto del mantello corporeo e difficilmente potrà fare a meno di tagliare e cucire. Semmai potremo aspettarci dei mutamenti sotto un profilo socio-economico: infatti la plastica estetica è una chirurgia facoltativa, riservata al mercato privato e sicuramente piuttosto costosa. È ormai diventata un presidio di dominio comune, ma è logico che se le prospettive di crisi dovessero rimanere quelle di questi ultimi tempi, potrebbe tornare ad essere un lusso riservato a pochi.
Intervista di Daniele Rocca al Prof. Vito Contreas