Trapianto Adiposo
Le Ultime Frontiere
Estratto di una mia intervista in merito al Trapianto Adiposo
Si chiama generalmente “LIPOFILLING” (riempimento adiposo), ma il termine tecnicamente più corretto sarebbe “FAT-GRAFTING” (innesto adiposo).
Ed a questo termine si applicano le versioni più moderne di una procedura in continua evoluzione.
Oggi infatti è facile sentir parlare anche di MINI-FATGRAFTING, MICRO-FATGRAFTING e addirittura di NANO-FATGRAFTING, in base alle dimensioni delle singole particelle infiltrate.
Il professor Vito Contreas, chirurgo plastico con sedi operative a Roma e a Cagliari, introduce così uno degli argomenti recentemente più dibattuti nell’ambito della medicina rigenerativa e della chirurgia estetica.
Il nano-fatgrafting – precisa il Professor Contreas – consiste nell’isolare, dal tessuto prelevato con una semplice siringa, le sole cellule rigenerative (cellule staminali) e quindi nell’eliminare proprio la componente adiposa del trapianto.
È la procedura indicata nei casi di ringiovanimento puro, quando si vuole migliorare la qualità della pelle senza riempire o gonfiare.
Infatti, grazie alla particolare fluidità del nano-fatgrafting, è possibile infiltrare mediante aghi sottilissimi, capaci di scorrere inoffensivamente in una ruga, nei solchi di un decolleté, o in una piega palpebrale.
In definitiva un organismo che aiuta se stesso a guarire, a ringiovanire, a rinascere.
Per il Prof. Contreas, siamo ormai in grado di affermare che «il tessuto adiposo è estremamente ricco di cellule staminali e di una “frazione vascolo-stromale” capaci di indurre la formazione di una nuova rete vascolare, a sua volta responsabile di un maggior trasporto di sangue e quindi di ossigeno.
Nuova vita allora per le ferite torpide e per i quadri di sofferenza tessutale in genere. Un grosso passo avanti in traumatologia, nelle complicanze del diabete e nelle malattie vascolari, specie se periferiche.
Ma le indiscusse qualità rigenerative e strutturali del trapianto adiposo non rappresentano soltanto un’ arma in più nel trattamento delle ferite difficili, bensì possono anche correggere il profilo di un volto, di un seno o di un gluteo.
Ecco spiegato il grande legame fra trapianto adiposo e chirurgia estetica: il grasso che trasforma un seno, un viso, o anche il fatidico “lato B”.
Il grasso che riempie e ringiovanisce, il grasso che si associa alla ricostruzione protesica ed al classico lifting.
Il grasso che smussa, che addolcisce i contorni, che solleva le sopracciglia e riempie le labbra, come le tempie e gli zigomi.
Il grasso che dona luce e colore alla pelle avvizzita dal tempo».
Il suo impiego si fa strada anche a livello ginecologico.
In sede vulvare, infatti – dice Contreas – il grasso, che sostiene tono e profilo per tutta l’età giovanile, tende con gli anni a riassorbirsi comportando una progressiva flaccidezza dei tessuti.
Ma a livello genitale il fenomeno è più complesso: allo svuotamento delle grandi labbra, si associano anche una certa atonia delle pareti vaginali ed una riduzione della secrezione mucosa.
Le conseguenti modificazioni anatomiche e funzionali comportano un ampliamento dell’ostio vulvovaginale (specie se già sottoposto a trauma da parto), che, sotto il profilo sessuale, si associa ad una ridotta percezione della penetrazione e, all’opposto, la ridotta lubrificazione mucosa può comportare difficoltà e dolorabilità dell’atto sessuale.
E’ facile capire quanto l’azione rigenerativa del trapianto adiposo eseguito a questo livello possa giovare al ripristino ed al mantenimento di un sano rapporto di coppia.