Lipofilling | Non Solo Grasso
Ultime novità nel campo della Chirurgia Plastica Rigenerativa
Che il tessuto adiposo, da qualche anno a questa parte, stia diventando sempre più importante fra gli strumenti impiegati in chirurgia plastica, non è una novità. Ormai è frequente imbattersi in articoli, interviste, redazionali o semplice propaganda, nei quali si parli delle cellule adipose come valido sostituto tessutale e quindi della possibilità ricostruttiva dell’autotrapianto di grasso.
Non rappresenta quindi novità che una condizione di deficit tessutale, di natura congenita, ovvero acquisita nel corso della vita, possa trovare un valido trattamento con il “fat transfer” (letteralmente:” trasferimento adiposo”) fra due diverse regioni anatomiche dello stesso individuo. Così abbiamo imparato che col trapianto adiposo possiamo riempire la depressione residuata ad un trauma, ovvero ad un intervento chirurgico, un seno poco sviluppato o svuotato dagli allattamenti e dai dimagrimenti, un “posteriore” piatto, ovvero un viso scavato dalla distrofia adiposa, etc.
Già da qualche anno è nata la Società Internazionale di Chirurgia Plastica e Rigenerativa (ISPRES), fondata dai maggiori ricercatori su quest’argomento (italiani) e dal padre del lipotrapianto moderno (Sidney Coleman di New York). Nello Statuto della Società si legge testualmente:
I chirurghi plastici hanno praticato iniezioni di grasso per oltre un secolo, ma è stato solo di recente che ci si è resi conto che questa procedura significa più che semplicemente aumentare tessuti molli nelle varie parti del corpo. “Le cellule staminali”, i “pre-adipociti” e altri termini correlati non solo hanno arricchito il nostro vocabolario, ma stanno anche influenzando la nostra pratica quotidiana.
Ed in effetti è vero, fin dalle prime applicazioni del trasferimento adiposo ci si è resi conto che il grasso impiantato non solo riusciva a “riempire” il distretto dove era stato infiltrato, ma soprattutto, entro il breve volgere di qualche mese, si rendeva responsabile di una evidente trasformazione migliorativa del tessuto ospite. La comunità scientifica internazionale si è subito appassionata alle numerose segnalazioni di tale fenomeno, per cui altrettanto numerose sono state le ricerche condotte sull’argomento.
Siamo ormai in grado di affermare che il tessuto adiposo è estremamente ricco di cellule staminali e di una “frazione vascolo-stromale” capaci di indurre la formazione di una nuova rete vascolare, a sua volta responsabile di un maggior trasporto di sangue e quindi di ossigeno. Nuova vita allora per le ferite torpide e per i quadri di sofferenza tessutale in genere. Un grosso passo avanti in traumatologia, nelle complicanze del diabete e nelle malattie vascolari, specie se periferiche. Ma una nuova vita, specie se accompagnata ad una nuova struttura tessutale, non significa soltanto la migliore guarigione di una ferita, bensì può rappresentare anche il miglioramento di un profilo e di una superficie di rivestimento cutaneo.
Ecco spiegato il grande legame fra lipofilling e chirurgia estetica: il grasso che trasforma un seno, ovvero un viso. Il grasso che riempie e ringiovanisce, il grasso che si associa alla ricostruzione protesica ed al classico lifting. Il grasso che smussa, che addolcisce i contorni, che solleva le sopracciglia e riempie le labbra, come le tempie e gli zigomi. Il grasso che dona luce e colore alla pelle avvizzita dal tempo, segnata dal sole e intossicata dal fumo di sigaretta. Si chiama generalmente “lipofilling”, ma gli anglosassoni scendono anche più nel dettaglio ed in base alle dimensioni delle singole particelle infiltrate parlano di “fat grafting”, “mini fat grafting”, “micro fat grafting” e, da qualche mese, addirittura di “nano fat grafting”. Quest’ultima procedura consiste nell’isolare le sole cellule rigenerative eliminando la componente volumetrica del trapianto. E’ la procedura indicata nei casi di ringiovanimento puro e la particolare fluidità del mezzo infiltrato permette di usare aghi sottilissimi capaci di scorrere inoffensivamente in una ruga, nei solchi di un decolletè, o in una piega palpebrale. In definitiva un organismo che aiuta se stesso a guarire, a ringiovanire, a rinascere.