Qui di seguito riporto un estratto di una mia intervista sul tema del divieto di sottoporsi alla chirurgia nei confronti dei minori, oltre a quello del registro delle protesi.
Divieto di Chirurgia ai Minorenni
Sempre più spesso gli inestetismi vengono curati attraverso il ricorso alla chirurgia estetica.
Pur essendo di larga diffusione sia tra gli uomini che tra le donne, si tratta pur sempre di interventi chirurgici e come tali seguono tutti i protocolli sanitari previsti per interventi di tale portata.
Proprio per la leggerezza che spesso accompagna il paziente a fare uso delle chirurgia estetica ci sono alcuni temi che interessano particolarmente la società civile, temi che, come vedremo attraverso le parole di un esperto del settore, ad essere analizzati con attenzione, mostrano l’inesistenza di alcune problematiche.
In particolare, le questioni che negli ultimi tempi tengono banco sono il divieto di applicare protesi alle pazienti minorenni e l’istituzione di un registro delle protesi.
Ad illuminarci su realtà ed illusioni di queste due tematiche è il professor Vito Contreas, chirurgo dal lontano 1978 e prevalentemente chirurgo plastico dal 1986.
Si è formato frequentando le sale operatorie di mezzo mondo e adesso trasferisce il proprio sapere attraverso docenze nei migliori atenei della capitale.
Un esperto indiscusso della materia che senza indugio entra subito in argomento: «Credo che i due temi posti all’attenzione dell’opinione pubblica, divieto di protesi alle minorenni
e l’istituzione di un registro delle protesi, a rontino argomenti che meritano rispetto ma che non sono da catalogarsi come problemi.
Riguardo il divieto di operare minorenni, chiarisco da subito che nella mia vita professionale avrò operato centinaia di pazienti di protesi al seno, di cui solo due o tre erano minorenni.
Dico questo – continua il professor Contreas – per far capire che il tema tocca meno dell’1% delle persone che si rivolgono ai chirurghi plastici.
Per minorenni, poi, si intende solo una fascia ristretta di ragazze.
Nessuna minorenne si presenta al cospetto di un chirurgo plastricio (peraltro necessariamente accompagnata da almeno uno dei genitori) se non in fase avanzata di sviluppo.
Stiamo parlando, quindi, di ragazze che hanno un’ età che si avvicina molto ai diciotto anni e non assolutamente di quindicenni.
Se poi a tutto questo aggiungo che anche quei rari casi che mi sono capitati erano non di mera chirurgia estetica, ma si trattava di una vera e propria ricostruzione, ecco che il dato è talmente infinitesimale che alzare un polverone crea solo allarmismo per un problema che tale non è: fare una legge in tal senso è totalmente inutile.
Quando si parla invece del registro delle protesi, il solo parlarne fa pensare che ci si trovi di fronte ad una giungla informativa, ma così non è.
Infatti ogni chirurgo, dopo l’intervento registra il codice delle protesi sulla cartella clinica e sul registro operatorio.
Gli stessi codici vengono poi dati alla paziente in modo da avere sempre una documentazione sulle protesi impiantate anche a distanza di anni.
Questi lasciano tracce molteplici ed indelebili per cui creare un registro è sicuramente una ripetizione di qualcosa che già viene fatto di routine.
Al massimo si dovrebbe istituire una commissione che raccogla i dati e li elabori per trarre dei risultati statistici e scientifici».
Chiarimenti preziosi se si pensa che spesso spendere energie su falsi problemi distoglie l’attenzione istituzionale su temi che meritano davvero una soluzione urgente.